Le “Anziane per il clima” che hanno vinto contro il governo svizzero
Una sentenza storica della Corte europea dei diritti dell’uomo dà ragione ai cittadini: i governi devono agire in fretta per il clima
SOLAR è la newsletter per chi vuole capire cosa conta davvero per affrontare la crisi climatica. Io sono Anna Violato, giornalista ambientale di RADAR, e ogni due settimane vi parlo di un modo in cui possiamo già ridurre le nostre emissioni di gas serra. Per un errore questa newsletter non è partita ieri sera, quindi eccoci qui, eccezionalmente di giovedì mattina.
Questa settimana SOLAR ospita un articolo di DeSmog che spiega l’importante sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo della scorsa settimana: la corte ha dato ragione a un gruppo di donne svizzere, che hanno fatto causa al proprio governo per l’inazione sul clima.
(Un piccolo avviso: nelle prossime due settimane mi prendo una pausa. Ci risentiamo a metà maggio!)
La prima sentenza sul clima della Corte europea dei diritti dell'uomo: perché è importante
Secondo gli esperti, il caso ha definito un precedente fondamentale per chiedere conto ai governi dei cambiamenti climatici.
Martedì scorso, la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha stabilito che un'azione non sufficiente ad affrontare i cambiamenti climatici costituisce una violazione dei diritti umani. Con una sentenza storica, la Corte ha stabilito che la Svizzera, non avendo fatto abbastanza per ridurre le emissioni di gas serra, ha violato il diritto al rispetto della vita familiare e privata di alcuni dei suoi cittadini più vulnerabili.
È la prima volta che questo tribunale, responsabile dell'interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, un trattato firmato da tutti i membri del Consiglio d'Europa, si pronuncia su una questione legata al cambiamento climatico.
L'anno scorso la Corte, nella camera riservata alle denunce più gravi e inedite (detta “Grande Camera”), ha ascoltato tre casi sul clima.
Il primo è stato presentato da un gruppo di oltre 2000 donne svizzere di più di 64 anni, note come “KlimaSeniorinnen Schweiz” (“Anziane per il clima Svizzera”). Le KlimaSeniorinnen affermano di essere particolarmente vulnerabili alla crisi climatica perché le ondate di calore, sempre più frequenti e intense, mettono a rischio la loro salute. Con il supporto di Greenpeace Svizzera, il loro team legale ha presentato prove scientifiche che dimostrano come le persone anziane - in particolare le donne - abbiano maggiori probabilità di morire durante i periodi di caldo intenso. Per questo, il gruppo ha chiesto al tribunale di ordinare alla Svizzera di fare tutto ciò che è in suo potere per contribuire a mantenere l'aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5°C, l'obiettivo limite di riscaldamento fissato dall'Accordo di Parigi del 2015.
Il governo svizzero ha convenuto che l'aumento delle temperature danneggia la salute delle persone, ma ha sostenuto in tribunale che le KlimaSeniorinnen non dovrebbero essere trattate come vittime ai sensi della legge e ha affermato che il legame tra le sue azioni e i loro problemi di salute è "troppo intangibile e lontano". Inoltre, ha affermato che alcuni dei ricorrenti, molti dei quali avevano più di 80 anni e alcuni erano morti dopo la presentazione della causa, difficilmente saranno ancora vivi quando l'aumento della temperatura globale supererà potenzialmente la soglia di 1,5 gradi.
Tuttavia, in una decisione quasi unanime, la giuria di 17 giudici ha stabilito che ci sono lacune cruciali nel tentativo della Svizzera di creare un quadro normativo nazionale sul clima. Le autorità svizzere non hanno quantificato il modo in cui avrebbero ridotto le emissioni nazionali di gas serra (per attraverso un bilancio del carbonio o altri sistemi), e non hanno raggiunto gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati in passato. Pur riconoscendo che gli Stati hanno un ampio margine di discrezionalità nel definire le proprie leggi e sviluppare misure per ridurre le emissioni nazionali, la Corte ha affermato che le autorità svizzere non hanno agito con sufficiente rapidità e decisione.
L'unica opinione contraria è stata quella del giudice britannico Tim Eicke, che in passato ha già sostenuto che la Corte europea dei diritti dell'uomo non è stata concepita per i casi ambientali. Eicke ha affermato che il resto della giuria "ha cercato di mettere il carro davanti ai buoi" e "è andato oltre il suo campo d’azione". Secondo il parere del giudice britannico, la sentenza non farà una reale differenza nella lotta al cambiamento climatico e gli altri giudici "danno la (falsa) speranza che le cause e i tribunali possano essere una soluzione".
Ciononostante, la decisione quasi unanime è stata un'insolita dimostrazione di solidarietà da parte di questa corte. La sentenza è definitiva e non può essere appellata. Aoife Nolan, docente di diritto internazionale dei diritti umani presso l'Università di Nottingham, ha dichiarato che la decisione rappresenta un "enorme passo avanti nella tutela del diritto europeo dei diritti umani in relazione all'ambiente". Ha aggiunto che la decisione avrà un impatto profondo sulle discussioni politiche in corso volte a modificare la Convenzione europea dei diritti umani per riconoscere il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile.
Implicazioni più ampie
Le cause legali per il clima sono un fenomeno in crescita in tutto il mondo. Alcuni tribunali in passato hanno già collegato l'inazione climatica a violazioni dei diritti umani, ma questa è la prima volta che un tribunale internazionale si pronuncia sulla questione.
Secondo Aoife Nolan, la sentenza della Corte sull'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo è particolarmente importante. "Ha rilevato che questo articolo comprende il diritto a un'effettiva protezione da parte delle autorità statali dai gravi effetti negativi del cambiamento climatico sulla vita, la salute, il benessere e l'uguaglianza di vita", ha affermato la professoressa Nolan.
La Corte non ha indicato esattamente cosa la Svizzera debba fare per risolvere il problema, lasciando al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa (composto dai ministri degli Esteri di tutti gli Stati membri) il compito di trovare una soluzione. Tuttavia, la sentenza definisce gli standard minimi di governance che gli Stati dovrebbero cercare di seguire. Tra questi, la definizione di bilanci di carbonio e di obiettivi intermedi, il loro aggiornamento e la trasparenza sul loro raggiungimento.
L’avvocata Jenny Sandvig, che durante l'udienza delle KlimaSeniorinnen ha rilasciato una dichiarazione alla corte in quanto (ex) direttrice delle politiche presso l'ente nazionale norvegese per i diritti umani, ha affermato che la Svizzera dovrà probabilmente rendere più stringenti i suoi obiettivi climatici. "È implicito nel fondamento scientifico della sentenza che gli obiettivi di riduzione devono essere basati sul rimanente bilancio globale del carbonio, senza gravare in modo sproporzionato sui giovani e le generazioni future", ha dichiarato.
Inoltre, la sentenza stabilisce che tutti i Paesi che rientrano nella giurisdizione della Corte devono "intraprendere misure per la riduzione sostanziale e progressiva dei rispettivi livelli di emissioni di gas serra, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro, in linea di principio, i prossimi tre decenni". Sebbene si applichi direttamente solo alla Svizzera, quindi, secondo gli esperti la sentenza ha chiare implicazioni per gli altri Stati del Consiglio d'Europa che non hanno fissato obiettivi di riduzione delle emissioni sufficientemente ambiziosi.
Altri casi aperti
Il tribunale ha respinto le altre due cause sul cambiamento climatico che ha ascoltato l'anno scorso. La più importante era stata intentata da un gruppo di sei giovani portoghesi, guidati dalla ventiquattrenne Cláudia Duarte Agostinho, che sostenevano che l'inazione del governo sul cambiamento climatico discriminava i giovani e rappresentava un rischio tangibile per la loro vita e la loro salute. Il loro caso è stato motivato dagli incendi boschivi che hanno ucciso più di 100 persone in Portogallo nel 2017 e che sono stati aggravati dai cambiamenti climatici. Il tribunale però ha stabilito che il gruppo non aveva i requisiti legali per essere ascoltato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, perché non aveva prima portato il proprio caso attraverso il sistema legale portoghese.
Corina Heri, ricercatrice presso l'Università di Zurigo, afferma che, anche se due casi sono stati respinti, le tre cause sul clima si sono sostenute a vicenda. "In particolare, le argomentazioni create dal caso Duarte Agostinho hanno avuto un impatto su ciò che si pensava fosse legalmente possibile e hanno creato nuove visioni su quanto gli Stati sanno e possono aspettarsi di fare riguardo al cambiamento climatico".
Le sentenze aprono ora la strada a una serie di altre cause sul clima che erano state rinviate. La più importante di queste è stata intentata da Greenpeace Nordic contro il governo norvegese, per impedire l’espansione dei progetti di estrazione di combustibili fossili nell'Artico. Un'altra, intentata da un gruppo di nonni norvegesi, chiama il causa la Norvegia sulla stessa questione.
Le altre cause sono:
Un uomo austriaco con una forma di sclerosi multipla dipendente dalla temperatura che, come le donne svizzere, lo rende particolarmente vulnerabile alle ondate di calore.
Cinque persone provenienti da Francia, Cipro, Belgio, Germania e Svizzera stanno intraprendendo un'azione legale contro 12 Stati, sostenendo che l'adesione e l'uso del Trattato sulla Carta dell'Energia impedisce ai governi di adottare misure immediate per affrontare il cambiamento climatico e quindi rende impossibile raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi.
Nove adolescenti e giovani adulti sostengono che la legge tedesca sulla protezione del clima, la cui versione modificata è entrata in vigore il 31 agosto 2021, non sia abbastanza forte per raggiungere gli obiettivi climatici in linea con l'Accordo di Parigi. Questo caso fa seguito alla sentenza storica della Corte costituzionale federale tedesca nella causa Neubauer, che ha ordinato al governo di modificare la legge per rispettare gli obiettivi climatici.
Un paio di cause simili sono guidate da due giovani donne italiane. Come nel caso di Duarte Agostinho, stanno sfidando tutti i membri del Consiglio d'Europa, affermando che tempeste, incendi boschivi, inondazioni e ondate di calore le hanno colpite fisicamente e psicologicamente.
Secondo gli esperti, alcune di queste rivendicazioni sono simili a quelle della causa delle KlimaSeniorinnen, in cui individui in situazioni particolarmente vulnerabili chiedono conto ai loro governi di non aver intrapreso azioni per il clima.
La sentenza di martedì scorso della Corte europea dei diritti dell’uomo probabilmente porterà a nuove cause sul clima contro i governi e contro i principali inquinatori. "Le imprese sono tenute a rispettare i diritti umani fondamentali, quindi la sentenza è direttamente trasponibile agli obblighi delle grandi imprese", ha dichiarato Sandvig.
"La sentenza svizzera costituisce un precedente cruciale, giuridicamente vincolante, che serve come modello per fare causa con successo al proprio governo per i fallimenti climatici", ha dichiarato Ruth Delbaere, direttrice delle campagne legali di Avaaz, una rete globale di attivisti. "Queste eroiche anziane hanno quindi aperto un nuovo capitolo nelle cause sul clima, dimostrando come i cittadini comuni possano costringere i governi riluttanti ad agire per il clima".
Questo articolo di DeSmog è stato pubblicato grazie al progetto di collaborazione giornalistica internazionale Covering Climate Now. Traduzione a cura della redazione di RADAR.
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